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lunedì 25 aprile 2011

Con i lavoratori: 4 candidate per 4 quartieri


“La classe precaria ve le suona”: appuntamento politico e
(ri)creativo mercoledì 27 aprile, ore 19,30 al Caffè La Linea in Piazza Re Enzo 1/4.

Quattro candidate per quattro quartieri, una rete: mettiamo insieme le forze per costruire risposte al precariato.Una condizione che va affrontata, a partire dai territori.
Francesca De Benedetti (Santo Stefano), Matilde Madrid (San Donato), Francesca Rossi (San Vitale) e Maria Letizia Tega (Saragozza) vi danno appuntamento per presentarsi, per parlare di precariato nei quartieri, per progettare proposte e passare qualche ora in compagnia con aperitivo e musica dal vivo.


 


La condizione di precario coinvolge un terzo della forza lavoro, sempre più persone, di tutte le età. Una situazione lavorativa ma anche esistenziale che impedisce di fare progetti, di investire sul futuro, che non concede certezze a cominciare da quelle previdenziali. La politica deve dare risposte, nessuno può o deve sentirsi escluso: la condizione di precariato pesa sui giovani ma anche sulle loro famiglie, su chi ha iniziato a cercare lavoro ma anche su chi a quarant’anni si ritrova ancora senza certezze, costretto a percorsi professionali estemporanei. E per le donne la prospettiva di costruire una famiglia si allontana, così come per i loro compagni.

Siamo candidate consigliere di quartiere per il centrosinistra,
Francesca De Benedetti a Santo Stefano, Matilde Madrid a San Donato, Francesca Rossi a San Vitale e Maria Letizia Tega a Saragozza. Francesca De Benedetti sta finendo la scuola di giornalismo e collabora con un quotidiano, Matilde Madrid si occupa di politiche per la sicurezza urbana per la Regione Emilia-Romagna, Francesca Rossi è psicologa e operatrice culturale, Maria Letizia Tega è operatrice culturale. Conosciamo bene la vita da precari, perché ci siamo dentro o perché è il futuro che molto probabilmente ci aspetta nei prossimi anni. Ci siamo conosciute durante la nostra attività politica nel Partito democratico. Francesca Rossi, già consigliera lo scorso mandato nel quartiere San Vitale, è protagonista dell’esperienza di Salotto precario e del Circolo precari Pd, che anima assieme a Riccardo Paccosi, Alessio Di Paola e tanti altri. Matilde Madrid, Francesca De Benedetti e Maria Letizia Tega, oltre ad aver collaborato con Salotto Precario, hanno cercato nei loro quartieri di mettere in rete le realtà precarie e di intavolare una discussione comune. Un impegno che vogliono confermare adesso in qualità di candidate consigliere in quartiere, e che vogliono rilanciare, condividendo una visione comune.

Siamo donne, siamo quattro, siamo convinte della forza del progetto che condividiamo perché se è vero che il precariato spesso isola, è anche vero che la politica e la società devono impegnarsi a farerete. Noi portiamo avanti il progetto comune di costruire questa rete a partire dal nostro impegno in quartiere, con qualche possibilità concreta di azione se verremo elette: ragioniamo su un progetto di welfare territoriale a sostegno dei precari, ci impegniamo insieme per unire le forze, vogliamo dare un segnale anche ai livelli più alti della politica. Perché il rinnovamento della politica è questo: impegno costruito dal basso, visioni politiche che tengono conto di come cambia la società, esempi di unità tra chi fa attività politica, volontà di aprire la discussione a chiunque creda che insieme possiamo ancora dire e fare molto, ed essere convincenti sulla base di ciò che abbiamo da realizzare assieme.

L'evento è anche su facebook 

Il blog di Matilde Madrid, candidata nel quartiere San Donato
Il blog di Francesca Rossi, candidata nel quartiere San Vitale
La pagina di Maria Letizia Tega, candidata nel quartiere Saragozza

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 Un'iniziativa già concretizzata a Santo Stefano, il mio quartiere...



 



mercoledì 20 aprile 2011

Per l'acqua bene comune: succede a Santo Stefano

Con piacere ti invito all'iniziativa "Santo Stefano per l'acqua bene comune" che ho organizzato per promuovere, in occasione della mia campagna elettorale come candidata in consiglio di quartiere a Santo Stefano, anche il referendum sull'acqua bene comune. E per ragionare assieme sulla valorizzazione delle risorse idriche del nostro territorio. Già, perché l'acqua bene comune non è solo questione di rubinetto, ma anche di quartiere, ne discuteremo assieme venerdì. Do appuntamento, per chi avrà piacere di venire, venerdì 22 alle 18,30 alla bottega equosolidale "C'è un mondo", in via Guerrazzi 20/a.




Non il solito aperitivo, un'occasione per fare campagna elettorale ma anche per dare sostegno e creare discussione attorno al referendum: come candidata in consiglio di quartiere a Santo Stefano ho deciso di organizzare un incontro che ho chiamato "Santo Stefano per l'acqua bene comune".

Già più di un anno fa, in via Murri 99 nel circolo pd murri, avevamo organizzato un incontro sull'acqua pubblica. Accanto a Luigi Castagna di Hera c'era Ivan Cicconi, che io stessa avevo voluto invitare. Un confronto vero, stimolante, che non a caso aveva attirato cittadini a prescindere dai loro "bollini" politici. Qualcuno in seguito ha chiamato l'iniziativa (non nascondendo un certo disappunto) "quella in cui sono venuti i grillini". Per me è stata una bellissima occasione di riflessione aperta e vera, in cui i mondi della sinistra hanno ragionato allo stesso tavolo, con persone che hanno partecipato con entusiasmo e che probabilmente di sinistra si sentono ancora anche quando nella politica di oggi fanno fatica a riporre fiducia.

Per la mia campagna elettorale in quartiere scelgo ancora una volta l'acqua. Un po' per dare visibilità a (e soprattutto per diffondere conoscenza su) il referendum, che sostengo: voterò sì a tutti i quesiti, e avevo anche firmato per tutti e quattro i quesiti. Ma anche per un'altra ragione.

L'ACQUA BENE COMUNE NON E' SOLO QUESTIONE DI RUBINETTO, MA ANCHE DI TERRITORIO E QUINDI DI QUARTIERE. Perciò parleremo assieme anche della valorizzazione delle risorse idriche del territorio. Nel mio quartiere che è Santo Stefano, proprio al confine con Savena, c'è il canale del Savena. Callisto Valmori, che abita proprio lì al confine e che è presidente dell'associazione ambientalista M.U.S.A., sa bene - e ci racconterà venerdì - cosa significhi lottare per difendere l'ambiente e valorizzare il territorio, le acque nel territorio. Andrea Caselli, che è presidente regionale del Comitato acqua bene comune, ci parlerà del referendum. A Ivan Cicconi, direttore di Itaca (Istituto per la trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale), il compito di dare qualche rudimento sulla questione acqua - aziende partecipate.

venerdì 15 aprile 2011

Restiamo umani. Per Vittorio Arrigoni

In memoria di Vittorio Arrigoni,  uomo di intelligenza, di umanità e di pace.
Rapito e ucciso in quella stessa terra per la quale si era speso, per la quale lottava quotidianamente. Un’ingiustizia profonda che attenta alla pace di tutti noi, che mira a dissuadere gli altri come lui, come Vittorio, che si faceva chiamare Vittorio Utopia Arrigoni ma che col suo lavoro dimostrava che la pace non deve rimanere un’utopia, è un impegno quotidiano fatto di carne e ossa, fatto di occhi che sanno guardarsi negli occhi.
L’ha ucciso l’idiozia della guerra, che sa essere cieca quanto spregiudicata e priva di senso, di umanità.
Lo ricordo con le sue parole, spargiamole tra la gente come nel mare le ceneri, e tratteniamole a lungo…




What is terrorism?

For a russian citizen
terrorism is a kamikaze from Chechnya who blows himself up in a Moscow theatre.

For a Grozny citizen
terrorism is russian military which razed to the ground his town.

For an American soldier based in Afghanistan
terrorism is the mujaheddin exploding with a car-bomb in front of an american army base.

For Afghan people living at the border with Pakistan
terrorism are the NATO bombs coming form 10.000 metres distance on a marriage party and tear to shreds dozen of civilians.

For a European tourist spending his holidays in Sharm El-Sheikhamerican army baseamerican army base
terrorism is an act of violence and bombing against a holiday village.

For an Egyptian living in a dusty village in the desert just few kilometres from that artificial paradise,
terrorism is a government foddering his dictatorial power with thousands of euros coming from his tourist business while his sons are dying for starvation.

As we can easily understand, it's quite complicated finding a clear and unequivocal definition about what is terrorism; being the question itself so controversial, the answer strictly depends from which side we are observing the bloodsheds and in which side we are counting victims among friends and relatives.

Few days ago

9/11 victims were sadly commemorated remembering a day of mourning for whole humanity, not only for New York citizens or for Chileans looking back on thousands of people dead and disappeared after Pinochet golpe.

But I'm wondering how many 9/11's are taking place every day around the world and every day here in Gaza where 1,5 millions of innocent people are dying slowly, cut off into the bigger open prison ever built in the world.

In the video, which I'm kindly asking you to spread as I did with the former one, we can see a tangible example of terrorism showing every day off the Gazan coasts.

A clear and definitive terrorism which doesn't admit objections or uncertainties about its definition, a 'made in Israel' terrorism.

Fishermen that we are often taking offshore, where the sea is more generous for fishing, few days ago paid a high price.

On Monday 10th of September, at about 5 pm, at a distance of 6 miles from the gazan coasts, in palestinian waters, an Israeli military gunboat deliberately rushed at high speed against one of our fishing boats, that day without internationals on board.

The impact was devastating for the fragile palestinian fishing boat (as it's shown in the video), the israeli military gun boat ran into one side of the fishing boat, literally passing over it and then going on over and sailing on the opposite side.

On the prow marks left on the wood from the Israeli engine turbines are perfectly visible.

Luckily the boat was fishing at that time and it was, therefore, steady and well-judged in water, otherwise it would have tipped over with all the crew which would have certainly died.

Even more luckily all members of the crew were astern cooking the meal that would have interrupted the Ramandan fast, at about 6 pm.

Unluckily damages for the owner of the boat amount to 50.000 dollars, maybe more.

Fixing them in short time will be impossible since in Gaza under siege is not possible to find all necessary materials.

The only wounded person for this crazy terrorist attack, according to some military sources in Tel Aviv, is an Israeli soldier, since that suicide action seriously compromised also the Israeli crew life.

Palestinian fishermen try every day to go offshore and do their job to survive, but they are always victims of israeli attacks which, against every international agreement and all human rights, as a general punishment, force them in a fishing area limited at 6 miles from the coast. Even though attacks often happen at just 3 miles offshore.

Our presence as internationals, equipped with video cameras, work as a deterrent toward these daily crimes and Israeli terrorism.

A boat captain told me that he was contacted by radio from an israeli warship and threatened in Hebrew: "When the internationals will leave Gaza, our revenge will be dreadful".

It's therefore a vital need for these innocent people that a group of internationals could always be present here in Gaza.

I invite all European and American citizens to come here and actively participate to the defense of human rights, joining all of us ISM activists, against every crime and Israeli terrorism, to be human.

Stay human.

Vik from Gaza

Vittorio Arrigoni



http://guerrillaradio.iobloggo.com/



Da Lorenzo Garozzo, su facebook, mi arriva questo racconto di Vittorio.

“Prendi dei gattini, dei teneri micetti e mettili dentro una scatola” mi dice Jamal, chirurgo dell’ospedale Al Shifa, il principale di Gaza, mentre un infermiere pone per terra dinnanzi a noi proprio un paio di scatoloni di cartone, coperti... di chiazze di sangue. “Sigilla la scatola, quindi con tutto il tuo peso e la tua forza saltaci sopra sino a quando senti scricchiolare gli ossicini, e l’ultimo miagolio soffocato.” Fisso gli scatoloni attonito, il dottore continua “Cerca ora di immaginare cosa accadrebbe subito dopo la diffusione di una scena del genere, la reazione giustamente sdegnata dell’opinione pubblica mondiale, le denunce delle organizzazioni animaliste…” il dottore continua il suo racconto e io non riesco a spostare un attimo gli occhi da quelle scatole poggiate dinnanzi ai miei piedi. “Israele ha rinchiuso centinaia di civili in una scuola come in una scatola, decine di bambini, e poi l'ha schiacciata con tutto il peso delle sue bombe. E quale sono state le reazioni nel mondo? Quasi nulla. Tanto valeva nascere animali, piuttosto che palestinesi, saremmo stati più tutelati.”
A questo punto il dottore si china verso una scatola, e me la scoperchia dinnanzi. Dentro ci sono contenuti gli arti mutilati, braccia e gambe, dal ginocchio in giù o interi femori, amputati ai feriti provenienti dalla scuola delle Nazioni Unite Al Fakhura di Jabalia, più di cinquanta finora le vittime. Fingo una telefonata urgente, mi congedo da Jamal, in realtà mi dirigo verso i servizi igienici, mi piego in due e vomito.

Vittorio Arrigoni, Gaza, 8 gennaio 2009

 
Dal sito di Peace Reporter questo ricordo di Vittorio

e pochi mesi fa questo avvertimento a Vittorio

venerdì 8 aprile 2011

Scuola pubblica: un valore che non svenderei mai

Oggi ho fatto un giro, per la seconda volta, in una delle scuole nel quartiere Santo Stefano.
Si tratta del nido e della materna nell’ex Maternità.
Conoscevo già le vicissitudini che bimbi e genitori hanno vissuto negli ultimi mesi.
Traslocare sì, o forse no, chiudere una sezione della materna, o forse no, forse chiuderne una al nido.
Livelli di amministrazione che non parlano tra loro, oppure che non parlano con i cittadini.
Parole che non corrispondono ai fatti. Fatti mai messi in chiaro con le parole e il dialogo onesto.
E in tutto questo una grande sfiducia nelle istituzioni.


Ora che il commissario non ci sarà più, ora che tornerà la politica, sarà in grado di dire parole chiare?
In direzione ostinata e contraria io credo fermamente che a partire dai livelli più bassi, che sono quelli più vicini al territorio, possano arrivare parole e impegni chiari. Devono.
Lo credo così come sono convinta che la scuola pubblica, che la difesa della scuola, la lotta alla speculazione edilizia e finanziaria, siano battaglie in nome di tutti e proprio per questo battaglie a cui la sinistra non può rinunciare.
Faccio politica e mi impegno civilmente per dimostrare ogni giorno con le mie azioni e con le mie idee che dal basso può partire un segnale. Innanzitutto di trasparenza, perché i cittadini hanno diritto a sapere. E ad essere coinvolti. E un segnale di rispetto: le istituzioni devono dialogare tra loro e con i cittadini, non rimpallarsi le responsabilità e tacere ai cittadini.

La questione però è più profonda, ed è quella che riguarda non solo via Tovaglie, ma anche Bologna tutta e il Paese: è la difesa della scuola pubblica, la difesa dell’educazione, il futuro messo sopra gli interessi e i guadagni, la garanzia di istruzione e futuro per noi e per i più piccoli.
Oggi che è il giorno della notte bianca per la scuola, ma anche domattina al nostro risveglio, saremo in grado di parlare chiaro e di difendere la scuola, la scuola pubblica?
Il futuro dei più piccoli non è barattabile, il valore dell’istruzione non è mercanteggiabile. Su questo c’è chi dice parole chiare, e non rinuncerei mai a essere tra questi.

lunedì 4 aprile 2011

No allo sfratto di Atlantide, no alla deriva securitaria

LA MIA OPINIONE  

Vivo nel quartiere Santo Stefano, qui faccio attività civica e sono politicamente impegnata. Sono convinta che dalle piccole scelte e dai cambiamenti che si possono fare sul territorio, si possa dare un segnale. Ne sono ancora più convinta quando vedo che da qui, da "sotto casa", passano scelte che hanno una forte valenza simbolica, sociale e culturale. 
Una di queste scelte è quella della commissaria Cancellieri che a poco più di un mese da fine mandato decide di non rinnovare la convenzione alle associazioni Lgbt del Cassero di Porta Santo Stefano. E immagina diverse destinazioni.
Come persona e come candidata consigliera di quartiere esprimo convintamente l'opinione che questa scelta sia sbagliata nel metodo e nel merito. "Non non chiediamo di essere rappresentati, noi non chiediamo permessi, noi ci siamo e la nostra attività ha un valore pubblico", hanno detto le associazioni questo venerdì pomeriggio. Ne sono convinta anch'io e lo sostengo: riconoscere il valore pubblico delle tematiche affrontate dalle associazioni, la loro importanza per la rivitalizzazione del territorio, è il primo doveroso passo da fare.



LA CRONACA  

Ecco il mio resoconto dell'assemblea di venerdì pomeriggio per salvare Atlantide.

Atlantide rilancia: non ridarà le chiavi alla commissaria e chiama a raccolta in Piazza Nettuno associazioni e cittadini venerdì 8 aprile alle 18. Dieci giorni fa tramite raccomandata il Comune aveva informato le associazioni Lgbt che ormai da 15 anni animano il Cassero di Porta Santo Stefano che la convenzione del 2008 non sarebbe stata rinnovata per ragioni di ordine pubblico e aveva anche parlato di utilizzo dello spazio per promozione turistica, attività culturali e ambientali. Una decisione che finisce per escludere le associazioni Lgbt e che secondo Renato Busarello di Antagonismo gay è frutto di un’attività di dossieraggio: ai gruppi che animano il Cassero non è mai arrivata una multa, mai un verbale. Però, racconta Alessia di Smascheramenti, da due mesi c’era uno strano giro di vigili urbani che tenevano sott’occhio le attività. Perché prendere la decisione dello sfratto a meno di un mese e mezzo dalla restituzione delle chiavi della città alla politica? “Sarà forse un modo per fare il lavoro sporco al posto dei politici? Oppure una polpetta avvelenata lanciata al centrosinistra in campagna elettorale?”, si domanda uno dei frequentatori di Atlantide pochi minuti prima che cominci l’assemblea delle 18,30 alle Scuderie, convocata per rivendicare lo spazio di incontro a Santo Stefano. La sinistra però ha dato finora una risposta uniforme: a difesa di Atlantide si sono schierati Franco Grillini per Idv, Cathy La Torre di Sel, Roberto Sconciaforni di Fds. Virginio Merola, candidato sindaco del centrosinistra, ha chiesto alla commissaria di congelare la convenzione e far parlare poi la politica. E Sergio Lo Giudice, Pd, parla dello sfratto come di una scelta incomprensibile, così come lo è la diversa destinazione prevista dal commissario per lo spazio. “Eppure nel 2008 l’amministrazione aveva individuato le realtà di Atlantide come portatrici di tematiche e attività degne di attenzione pubblica. Per quali motivi oggi quella scelta va archiviata?”.




Più di duecento persone hanno risposto all’invito delle associazioni questo venerdì pomeriggio, per dire il loro no allo sfratto. E per rilanciare la questione degli spazi sociali a Bologna. “Siamo al punto più basso del degrado della vita pubblica in città, la deriva securitaria è in corso già da dieci anni, il nostro vuol essere un tassello di un percorso comune”, è la sfida di Renato Busarello e della rete che sta sostenendo Atlantide. Una sfida che, dice l’assemblea, non riguarda solo il Cassero di Santo Stefano. “C’è un attacco pesante ai beni comuni delle donne, sono stati depotenziati i consultori e gli asili nido da quando c’è la Cancellieri, non è un caso”, racconta Sandra di Armonie, che a sua volta dopo anni di attività nel quartiere Savena aveva rischiato di perdere gli spazi nell’epoca del commissario. “Togliere questi spazi significa tentare di allineare le soggettività scomode alla norma e di cancellarle”, incalza Cathy La Torre, presente all’appello. E Sergio Lo Giudice parla di demolizione dei diritti civili: “Capisco che per gli standard di questo Paese far rientrare questi diritti nella normale amministrazione sarebbe fantascienza, ma  con la commissaria è in atto una demolizione: congelato l’ufficio del garante delle persone private della libertà personale, sospesa l’attivazione del registro già deliberato del testamento biologico, smantellato l’ufficio politiche per le differenze con annesso servizio contro le discriminaz Lgbt. E adesso viene chiuso uno spazio di socialità gestito da collettivi omosessuali”. Le associazioni e i collettivi però reagiscono facendo rete: Luca di Vag61 parla di attacco agli spazi sociali e come lui Bartleby, Cassero, Lazzaretto, Xm24, Donne in nero, Armonie, Sexyshock e parecchi altri offrono solidarietà, spazi, lotta comune. “Dopo una brutta ferita si protesta, ma poi si rischia di assuefarsi”, dice Nico al microfono, “però stiamo attenti, qui tira una brutta aria”. Il portale web dell’amministrazione comunale, Iperbole, recita ancora: “Il Comune di Bologna è stato il primo in Italia ad assegnare una sede pubblica, il Cassero di Porta Saragozza, ad un collettivo omosessuale, il 28 giugno 1982”. E in risposta agli ultimi avvenimenti i sostenitori di Atlantide rispondono con uno slogan: “Non ci cancellerai, Cancellieri!”.

Il link al mio articolo sul Fatto Quotidiano