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mercoledì 29 giugno 2011

Il secondo consiglio di S. Stefano, e il nostro futuro

28 giugno, secondo consiglio del quartiere Santo Stefano. Il programma è sempre lo stesso, anche se stavolta non è neppure sul tavolo. Anche la candidata presidente è la stessa, Ilaria Giorgetti.  Ed è identico al primo consiglio di quartiere l’esito: Giorgetti (Pdl) neanche stavolta viene eletta presidente dalla sua stessa maggioranza di centrodestra. Era già successo nel 2009: la maggioranza di centrodestra, a elezioni concluse e quartiere vinto, si divise sul nome del presidente.

Giochi della sedia che scatenano una politica vecchia, ma la vecchia politica deve stare fuori dal gioco, io la penso così. Sin dal primo consiglio ho espresso la gravità dell’impasse che si è creata: come opposizione non possiamo reagire col silenzio né con l'indifferenza a una maggioranza che lascia un quartiere bloccato perché non è d’accordo su chi siederà sulla poltrona. E per la stessa ragione in questo secondo consiglio ho ribadito la preoccupazione per una situazione grave. Se non si è un grado di dare seguito a quanto gli elettori hanno scelto con il voto, allora si voti di nuovo.  Il mio intervento/VIDEO

Dopo la terza votazione in consiglio, e se sarà l’ennesimo buco nell’acqua per il Pdl, c’è l'eventualità del voto. Il centrosinistra non deve averne paura ma proporsi come credibile alternativa, come modo diverso da quello del centrodestra, un modo chiaro coerente e non fatto di ambiguità e di giochi delle sedie. Deve lavorare per questo, essere motore di un’altra Santo Stefano, dove governa la buona politica. Di questo sono convinta.

Non credo insomma che il quartiere sia destinato, ad essere governato per sempre dalla destra, perché sono gli uomini a governare il proprio destino, a sceglierlo, e lo fanno anche con una scheda in un’urna. E credo – molto – nelle persone. Credo che da Milano a Napoli passando per Bologna e Roma stia cambiando il vento perché noi, insieme, lo stiamo scegliendo, stiamo mettendo insieme energie pensieri azioni cambiamento. Insomma, non so se a Santo Stefano le persone continueranno a volere questa destra, ma penso che come centrosinistra dobbiamo proporre un’alternativa credibile, senza ambiguità...

"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà, è quello che è già qui, che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme”, scriveva Italo Calvino nelle Città invisibili. E concludeva che le strade sono due. La prima facile a molti: “accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. La seconda “rischiosa, e che esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. Noi che vogliamo il cambiamento, noi che aspiriamo a qualcosa di meglio e di diverso, dobbiamo costruire insieme esattamente questa strada, l’alternativa, a cui i nostri compagni di percorso possano dare fiducia e assegnare una credibilità. Credo nelle persone... come noi. Francesca

lunedì 27 giugno 2011

Convocato il secondo consiglio di quartiere

Martedì 28 giugno alle 21: segna in agenda data e ora, il luogo è come sempre via Santo Stefano 119.
Si terrà il secondo consiglio di quartiere Santo Stefano, aperto ai cittadini


La convocazione. All'ordine del giorno, per la seconda volta, l'elezione del presidente: la maggioranza di destra ritenta. 
Spero di vederti martedì sera, e in ogni caso ti informerò sul consiglio.


Link Il primo consiglio di quartiere: com'è andata

Link Il mio intervento al primo consiglio di quartiere
 


martedì 21 giugno 2011

Bologna-Europa, 19 giugno 2011

Ricorderò la settimana appena passata come la settimana del mio primo consiglio di quartiere, ma anche come un fortunato incrocio di date e appuntamenti.

Genova, 17 e 18 giugno: conferenza nazionale Pd sul lavoro. Purtroppo non ho potuto esserci visto che il 17 c'era il primo consiglio di Santo Stefano, c'erano però i compagni di avventura Matilde e Riccardo.
Bologna, 18 giugno sera: Bindi, Vendola, Di Pietro, Rossi discutono allo stesso tavolo la questione del lavoro, assieme a Maurizio Landini, siamo alla festa Fiom, "Signori, entra il lavoro!".

Territorio, quindi, ma anche lavoro, giovani, precari. Sinistra.
E, questa domenica, Europa. Un'altra parola che, insieme a quelle scritte sopra, dovrebbe stare non ai bordi ma al cuore dell'azione e dell'elaborazione politica della sinistra. L'amico Marco Lombardo mi ha invitata a intervenire all'iniziativa organizzata da Insieme per il Pd, dal titolo "Voltiamo pagina. Insieme", che si è svolta all'Arena del Sole questa domenica e a cui sono intervenuti in tanti (link ).

Ecco il mio intervento: il testo integrale e un frammento video (link).

"Innanzitutto ringrazio l’amico Marco Lombardo per l’invito. E’ bello essere qui a parlare con voi di Europa. Tanti fra noi, oltre a sentirsi cittadini europei, sono cittadini impegnati per l’Europa. Non solo europei quindi, ma europeisti. E c’è chi, parlo di ragazzi della mia età e anche più giovani, usa il suo tempo libero e lo impegna per l’Europa. Come i federalisti europei, di cui faccio parte, o la rete European alternatives. Esperienze che si intersecano e che diventano sempre più vitali, in una città come Bologna dove gli studenti vengono da ogni parte del mondo e non è difficile riuscire ad andare oltre, a poggiare lo sguardo oltre confine.

E’ il caso allora, io credo, di fare un passo in più, un passo avanti. Un passo che ha bisogno della politica, quella vera, quella sana, quella aperta ai cittadini. Ve lo racconto partendo da un luogo, a me molto caro. Adesso mi avvio ad entrare nel mondo del lavoro, come giornalista. Ma ai tempi non lontani dell’università, quando ho vissuto a Parigi perché stavo facendo delle ricerche proprio sull’Europa all’università di Sciences Po, mi è capitato durante una domenica di primavera, era il 2009, di assistere a una scena che mi ha molto colpita. Una scena semplice ma inusuale per me che venivo dall’Italia. In un mercato affollato del Marais, quella domenica mattina a poche settimane dalle elezioni europee, dei volontari distribuivano volantini. Erano volantini del partito socialista, scandivano un programma, ed era un programma europeo. Si è detto spesso che in Europa, per fare davvero l’Europa politica, ci vorrebbero grandi leadership, grandi nomi. Lo dicono politologi autorevoli anche bolognesi e l’ho riscontrato io stessa all’epoca delle mie ricerche universitarie. Aspettiamo insomma il grande salto, quel nome che ci faccia innamorare, appassionare, che sia in grado di dare statura, altezza, alla nostra Europa.


Ma esiste una grande politica europea che può partire dal basso e che nondimeno ha bisogno, della politica. Penso a quel mercato. Penso alla capacità di proporre idee europee in una campagna elettorale europea. Penso a un programma per l’Europa costruito e diffuso dai cittadini, come noi, europei.
Perché il fatto che l’Unione europea costituisca un vincolo e soprattutto un’opportunità per le politiche nazionali è vero sin dal dopoguerra. E da parte delle istituzioni europee non manca l’impegno ad una comunicazione sempre più inclusiva nei confronti dei cittadini. Lo dico anche sulla base dei miei studi sulla strategia di comunicazione e informazione dell’Unione  e sulla base delle mie ricerche sull’opinione pubblica europea: è dagli anni duemila che le dichiarazioni di intenti della Commissione virano sempre più nella direzione del dialogo e della governance democratica. 


Ma non bastano i libri verdi o i libri bianchi, per creare un’opinione pubblica realmente europea e una politica davvero europea. Lo abbiamo visto nei momenti di arresto del processo di integrazione, lo abbiamo visto quando i cittadini francesi nel 2005 hanno detto no al progetto costituzionale, e ancora nel 2008 con il referendum irlandese. Perché non bastano le dichiarazioni di intenti, non bastano da sole le istituzioni.


E’ necessario un circolo virtuoso tra cittadini, opinione pubblica, politica e istituzioni. Bisogna uscire da quel circolo chiuso che ci condanna alla scarsa informazione, come elettori, sulle problematiche europee. Bisogna aggiornare sulla base di una visione davvero europea la selezione delle classi dirigenti europee. E soprattutto, la politica europea deve poter essere una politica vera, che parte dal cittadino, che si costruisce sul territorio, che si consolida e si rinforza facendo rete. 


Non possiamo permetterci la disattenzione verso l’Europa, non può permetterselo assolutamente il centrosinistra.



E’ vero, la sinistra preme perché l’Europa abbia nuovo vigore, la sinistra si fa carico di questa responsabilità. Ma troppo spesso anche a sinistra ci troviamo costretti in dinamiche nazionali e di partito, dimentichiamo quel respiro vitale, quel vento d’Europa. Probabilmente, e con il tempo me ne convinco sempre più, anche a sinistra ci si fa prendere dal timore che la vera politica, il vero dibattito e le decisioni messe in mano a opinione pubblica e cittadini, ci farebbero prigionieri di una politica di destra, di un rigurgito nazionalista


Insomma, molti lo credono, se in Europa parla il popolo, l’Europa muore. 


E allora ci aspettiamo che siano le istituzioni a convincerci, a farci sentire cittadini, a promuovere l’Europa. 


Io credo con convinzione che assieme alle istituzioni non debba mancare la voce della politica.


Torno in quel luogo, in quel mercato. E lo immagino qui a Bologna, o in altre città della penisola. Mi immagino cittadini come noi che fanno campagna per l’Europa in Europa. 


Allora il Partito democratico, europeista per sua stessa ragion d’essere, faccia questo passo in avanti, guardi oltre e senza paura. Cominciamo noi per primi e dal basso a spingere per una politica europea. Perché chi all’Europa dedica al suo tempo, come gli amici europeisti, potrà finalmente discutere di idee e progetti, condividerle con altri di altri paesi. I partiti non devono abdicare a questo ruolo, né lasciarlo alle istituzioni da sole. 

E’ il ruolo della politica: un’elaborazione politica dal basso veramente europea, una campagna elettorale davvero europea, parlamentari europei e discussioni europee. L’Europa democratica ha bisogno della politica, perché il vento di cambiamento a cui stiamo assistendo va colto e rinforzato, bisogna creare le opportunità, organizzarsi sul territorio, far sentire la propria voce. Non possiamo aspettarci che l’Europa ci venga un giorno offerta in dono né possiamo credere che non ci sia bisogno né di svolte né di cambiamento. L’Europa più che mai ne ha bisogno. Perché si torni a parlare, perché l'Europa cominci finalmente a far parlare di sé".



 








lunedì 20 giugno 2011

Strade che vivono: la mia firma per Bartleby

Quando i ragazzi di Bartleby mi hanno inviato il loro appello, qualche giorno fa, e mi hanno chiesto di aderire (il link all'appello), ho scelto di dire di sì.


Rendo pubblica anche sul mio blog la mia adesione e le motivazioni per cui secondo me l'appello di Bartleby ci riguarda tutti, merita la nostra attenzione e il nostro impegno.

"Aderisco all'appello e sulla vita di Bartleby ci metto la firma. 
Conosco Bartleby per la vitalità culturale, di pensiero e di azione che sta portando avanti e che mette a disposizione dei cittadini. 


Credo che il rinnovo di uno spazio di incontro nel mio quartiere, Santo Stefano, andrebbe a beneficio del territorio e di tutta la città. Le regalerebbe vita, le offrirebbe cultura, respiro, creatività e autonomia. Esperienze come quella di Bartleby sono un'opportunità e una potenzialità a cui non dobbiamo rinunciare: rinunciare a esperienze in crescita come questa significherebbe rinunciare alla vitalità di una strada, di un incontro, di un dialogo.
 


 Francesca De Benedetti, consigliera di quartiere Santo Stefano"

Il quartiere che rimane in panchina

Video: clicca su il mio intervento in consiglio.

Se il consiglio di quartiere fosse una partita di calcio, il primo consiglio di Santo Stefano sarebbe finito con il quartiere in panchina.
Ed effettivamente questo primo consiglio è sembrato un po’ una partita di calcio, perché in platea c'erano le tifoserie, chi applaudiva quando parlava un gruppo del Pdl, chi quando interveniva l'altro gruppetto. Ma c’erano anche tanti cittadini curiosi e appassionati, che si aspettavano un vero primo consiglio di quartiere. Invece quello di venerdì è stato un congresso del Pdl, la candidata presidente del centrodestra Ilaria Giorgetti non è stata eletta dalla sua stessa maggioranza, prendendo solo 8 voti su 18 (11 i consiglieri della maggioranza). Il motivo delle divisioni? Non le proposte, non il quartiere, ma dinamiche interne al partito (link).
Stand by: in questi giorni, e come era già successo nel 2009, la destra si divide sul nome del presidente e il quartiere rimane senza governo. Sarà (forse) per la prossima seduta, ancora da convocare. Ci sono altre 2 possibilità per eleggere il presidente, dopodiché si torna alle urne.


Il gruppo di centrosinistra ha espresso la sua posizione: è alla maggioranza che spetta scegliere il presidente che la rappresenta, il centrosinistra ha espresso un voto contrario alla candidatura di Giorgetti per coerenza con la propria piattaforma programmatica e con la volontà dei propri elettori.

Inutile dire che il congelamento dell’attività politica e istituzionale che deriva dai disaccordi interni allo schieramento della maggioranza ha effetti su tutti noi, su noi consiglieri che siamo chiamati a rappresentarvi e che ancora non possiamo cominciare a discutere dei problemi del territorio. Mentre la nomina del presidente spetta alla maggioranza, la responsabilità della buona politica e della politica per i cittadini spetta a tutti. Ecco il mio intervento in consiglio.

 





martedì 14 giugno 2011

Primo consiglio di quartiere: un venerdì di tutti

IL PRIMO CONSIGLIO DEL QUARTIERE SANTO STEFANO
Si insedia questo venerdì 17 giugno alle ore 17 il consiglio di quartiere di Santo Stefano.
Ci sarà anche il sindaco e l'incontro si terrà in via Santo Stefano 119 (al Baraccano) presso la sala del consiglio.
All'ordine del giorno, l'elezione del presidente.

Sono felice di iniziare la mia attività come consigliera.



APERTO AI CITTADINI

Tutti i consigli di quartiere sono aperti alla cittadinanza.
Sta a noi trasformare questo "aperti alla cittadinanza" da frase di rito a opportunità reale di partecipazione.
Perciò l'invito è a seguire il consiglio, anche venerdì, ma non solo: ti informerò su tutti gli appuntamenti e su tutte le occasioni di partecipazione.

MAIL E SITO ISTITUZIONALE

Per condividere con me problemi e questioni riguardanti il quartiere, scrivimi a fra.debenedetti@gmail.com, sarò felice di entrare in contatto con te e di dialogare assieme.

 
Il sito istituzionale del quartiere è http://www.comune.bologna.it/quartieresantostefano/
La convocazione del consiglio è http://www.comune.bologna.it/quartieresantostefano/allegati/letteradiconvocazione1.pdf

venerdì 10 giugno 2011

Referendum: la causa è la conseguenza

L'importanza del referendum non sta nella spallata al governo Berlusconi, anche se questa spallata piacerebbe a molti e non vedo perché dovrei farvi credere che a me dispiacerebbe. Il valore di questo referendum sta nella sua sostanza, cioè la lotta per il bene comune, per l'energia pulita, per l'equità. E' proprio questa sostanza ad essere realmente alternativa al governo di oggi. Chi conta sul referendum per far cadere il governo sta perdendo di vista il punto fondamentale: nei contenuti, di quel referendum, e nelle reti che ha saputo costruire, si sta formando l'alternativa a quel governo.

Non è l'esito visibile, non è il cambio dei ruoli sulla scena, a renderla davvero differente. E' l'elaborazione politica e civile che sta dietro quel palco, che è in fermento da mesi, a fare la differenza. Il valore dei quattro quesiti sta, ancora, nella fatica di chi ha raccolto le firme e nella precisa, ostinata volontà di chi quelle firme le ha messe. Nella pazienza e negli sforzi di chi in questi mesi ha lavorato sul territorio, ha speso le sue idee, ha fatto rete.



E' questa la grande forza di cui alcuni si sono stupiti guardando i risultati e le piazze in festa delle amministrative, e di cui a posteriori si sono tessute le lodi, cercando di incapsulare, di formalizzare, di definire, di riportare ai vecchi schemi ciò che invece è da mesi sotto i nostri occhi: le energie, la voglia, le convinzioni, la rete, ... la sinistra. Sono fiera di essere una su un milione e passa tra quelle firme, sono felice di condividere con tanti l'aspirazione a un mondo più equo, più giusto. Siamo assieme nella battaglia, chi da mesi chi da giorni, e le conseguenze che il referendum avrà ce le saremo conquistate con la forza delle idee e della condivisione.

Il vento cambia e lo sappiamo perché la sensazione della brezza l'abbiamo sentita sulla pelle, perché speriamo tutti i giorni che la brezza diventi un vento forte e il più possibile coinvolgente. Tutto questo potremo raccontarlo dal vivo, il troppo diventa un rito, si fa retorica, è una narrazione costruita sopra la storia. Ciò che abbiamo visto è vero, lo conosciamo perché vi abbiamo partecipato, perché ne siamo partecipi, non richiede strumentalizzazioni, chiede di essere colto e rafforzato per ciò che è.

PUZZLE REFERENDARIO

Tasselli: sinistra, istruzioni per l'uso, acqua bene comune, nucleare, Cohn-Bendit, Europa

SINISTRA

Che cosa vi serve?

L’AMACA di Michele Serra (Repubblica del 1 giugno 2011)
“”Il centrosinistra non è la somma (variabile) dei partiti che lo compongono. È molto di più, qualitativamente e (soprattutto) quantitativamente. È la somma dei cittadini italiani disposti a votarlo, ai quali importa nulla se il candidato è del Pd, di Sel, dell’Idv o altro: basta che sia un candidato credibile, e che sia scelto con le primarie, e sarà il candidato di tutti. Questa, in sintesi, è la lezione di questo fantastico voto. Ora si tratta di capire se i leader hanno fatto lo stesso salto di qualità dei loro elettori. O se qualcuno ha ancora intenzione di mestare nel fondo disseccato della vecchia politica, pasticciando con accordi di vertice, patti opachi, spartizioni di potere, furbate tattiche, sgambetti reciproci tra i dinosauri della nomenklatura. Costoro, se come Berlusconi non hanno avuto il tempo per stabilire la data del loro funerale, facciano almeno lo sforzo di stabilire la data della loro resa incondizionata alla volontà del loro stesso popolo. Mettano i loro incarichi, le loro fondazioni, le loro logore reputazioni di ex-strateghi a disposizione del movimento, evitando di disturbare chi ha vinto e scoprendo – meglio tardi che mai – il piacere dell’umiltà. Lavorino per gli altri e non per se stessi. La smettano di spiegarci che cosa dobbiamo fare. E ci chiedano: “Che cosa vi serve?”

ISTRUZIONI PER L'USO

LINK I quesiti


ACQUA BENE COMUNE




Io ci credo! LINKhttp://fradebenedetti.blogspot.com/2011/04/per-lacqua-bene-comune.html

E ricordate che uno dei due quesiti sull'acqua non riguarda SOLO l'acqua, ma tutti i servizi pubblici locali, quindi per esempio i rifiuti e i trasporti.
Il decreto Ronchi obbliga a "svenderli" ai privati, tra l'altro senza adeguate normative antitrust.
L'acqua bene comune è una scelta di equità e anche di efficienza: finora non è stato assolutamente provato che la gestione privata è migliore, anzi. Troppo spesso, anche sul nostro territorio, abbiamo avuto prova del contrario.


NUCLEARE

LINKCohn-Bendit sul nucleare

EUROPA

LINKMonica Frassoni spiega perché il referendum italiano è un voto che avrà un peso in tutta Europa.