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venerdì 25 gennaio 2013

Una città viva, libera e futura respinge l'indifferenza

Devo condividere con voi l'amarezza per lo sgombero di Bartleby,
centro sociale e culturale nato dall'esperienza dell'Onda e che sul territorio, a Santo Stefano, in via Petronio Vecchio, ha promosso e coltivato percorsi culturali e democratici di grande pregio.
Lo spazio, di cui l'Università ha deciso di non rinnovare l'utilizzo ai ragazzi, è stato sgomberato, le mura murate. Dentro quelle mura ci sono i fondi del poeta Roberto Roversi, fondi che i ragazzi di Bartleby avevano preso in cura. 
Il Comune dal canto suo avrebbe proposto l'uso di un capannone in zona Roveri.
Non c'è bisogno di frequentare Bartleby per essere arrivati a conoscenza del grande lavoro culturale che i ragazzi hanno sviluppato.
Basta frequentare il territorio.
Ricordo per esempio la grande manifestazione antifascista contro la presenza di Casa Pound in via Guerrazzi, che Bartleby contribuì in gran parte a organizzare.
Ho ben presente la qualità delle iniziative e la libertà intellettuale che fanno vivere Bartleby.
Come cittadina e consigliera del territorio dove i semi di Bartleby hanno germogliato, considero quella esperienza preziosissima.
Nulla di nuovo per me: l'ho sempre riconosciuto anche pubblicamente, sin dal 2011 (vedi qui il mio pensiero).
Penso che sarebbe, oltre che giusto, lungimirante non chiudere ma aprire a queste realtà, che volendola vedere in termini di produttività (e la cosa non mi piace) producono beni sociali e culturali di pregio per la collettività.
Sono quindi una risorsa da coltivare.
Volendola vedere in termini di democrazia e cultura (come io preferisco) sono uno spazio vitale, e quindi una società viva che guarda al futuro dovrebbe promuovere e coltivare questi spazi.
Lo stesso vale per Atlantide, che recentemente ha perso la propria casa al Cassero di Santo Stefano.
Un territorio dove c'è spazio per Casa Pound, ma non per Atlantide né tantomeno per Bartleby, è una terra molto arida.
Invece realtà culturali come Bartleby dovrebbero trovare non solo terra, ma semi comuni,
e poter crescere rigogliosamente, con la stessa libertà intellettuale con la quale sono nati.
Vi informo che domani alle ore 14 in piazza Verdi Bartleby e i suoi amici della città sfileranno in corteo.
Penso che la chiusura e l'indifferenza istituzionale, politica e soprattutto civile sarebbero nei confronti di Bartleby una ingiustizia,
ma che ancora di più lo sarebbero per la nostra città, se la vogliamo viva, libera e futura.
Non assecondiamo l'indifferenza né la chiusura, scegliamo la partecipazione.
Francesca

 

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che già è qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. 
(Italo Calvino, Le città invisibili)