le p@role sono importanti
Il blog di Francesca De Benedetti
sabato 20 luglio 2013
Staffetta democratica
Lunedì 22 il Consiglio comunale discuterà sulle strade da intraprendere a seguito del referendum consultivo dal quale è emersa la chiara volontà dei cittadini di inidirizzare le risorse pubbliche alle scuole comunali e statali. Tuttavia, il rispetto dell'esito del referendum non è affatto scontato, anzi.
Per questo motivo ci si mobilita fino al 22 con una veglia-staffetta di cui trovi tutte le indicazioni QUI-LINK. Condividi l'evento e, se credi, partecipa attivamente: se non rispetta la volontà dei cittadini, che democrazia è?
domenica 26 maggio 2013
La notte prima
Il referendum di Bologna è una conquista dei suoi cittadini,
un appuntamento di democrazia fortemente voluto per mesi e mesi, più di un
anno.
Non la sera prima, se ne raccontano le ragioni, gli slanci.
Ci sono cose
che si accumulano la notte prima, amori che nascono a prima vista nel battito di
un'ora. Stanze da riordinare in fretta, compiti da fare un momento prima che
suoni la campanella.
Non è così per la lotta per la scuola pubblica: la
possibilità di dibattito, di respiro, aperta in città dai referendari è molto
più di una riga di appello poche ore prima che aprano le urne.
E il grido di
dolore della scuola pubblica, la scuola della Costituzione, passa attraverso le
storie di tanti, i loro vissuti. Così nei vissuti passa l’amore per la scuola
laica inclusiva pubblica gratuita, perché è passione civile, democrazia. E così
il cambiamento, non è un rapido colpo di spugna né una lavata di faccia
gattopardesca.
E’ la capacità di un territorio di produrre un pensiero
collettivo e di reagire ai diritti messi a rischio.
Se la graduale scivolata verso la privatizzazione dell’istruzione pubblica è oggi all’attenzione di tante e tanti, se tanti e tante saranno capaci di invertire la rotta, tutto questo sarà stato il frutto di un percorso comune. Persino oltre la giornata di domani, ci sarà il coraggio di dirsi e di dire le cose come stanno, ci sarà la coscienza di una città che di fronte ai problemi sa ancora reagire e che sa farlo con spirito solidale.
Se la graduale scivolata verso la privatizzazione dell’istruzione pubblica è oggi all’attenzione di tante e tanti, se tanti e tante saranno capaci di invertire la rotta, tutto questo sarà stato il frutto di un percorso comune. Persino oltre la giornata di domani, ci sarà il coraggio di dirsi e di dire le cose come stanno, ci sarà la coscienza di una città che di fronte ai problemi sa ancora reagire e che sa farlo con spirito solidale.
Tutte le ragioni e le emozioni e le
passioni, non stanno in una notte sola. Domani i cittadini diranno la loro, e
questo è quel che conta.
Questo conta.
Questo conta.
IL REFERENDUM IN DUE MINUTI (così lo raccontavo il 23
marzo)
LE RAGIONI DELLA A E DELLA B (da una puntata di qualche
settimana fa di Radio città del capo) link
A VOTARE A (Wu Ming) link
A VOTARE A (Wu Ming) link
IL DIARIO DI ARTICOLO 33 link
LINK Info (con dove e come si vota), materiali, approfondimenti, video
LINK Info (con dove e come si vota), materiali, approfondimenti, video
Agli indecisi, ai confusi,
e a chi come me odia gli indifferenti
e a chi come me odia gli indifferenti
Voterò A perché se
pensate che chi vuole lentamente distruggere la scuola pubblica e i nostri
diritti, lo farà annunciando "lo sto proprio facendo!" e suonando per
voi il campanello di allarme, vi sbagliate. I diritti possono esser sottratti
nella distrazione generale, creando confusione, facendo passare messaggi falsi
e fuorvianti. E così sta accadendo. Non è chi ve li toglie, i diritti, a dirvi:
attenzione che ve li sto togliendo. Siete voi a doverne prendere coscienza. Non
è chi sta finanziando le private e definanziando la scuola pubblica, a potervi
dire che vi sta negando un diritto, se vuole conquistare il vostro voto o
comunque la vostra acquiescenza. Ma siete voi a dover riprendere in mano la
vostra coscienza, a vedere le cose come stanno. Siete voi, siamo noi, sono io,
che devo accorgermi di cosa sta succedendo e agire di conseguenza.
Agisco di conseguenza, e voto A.
Mi ribello pacificamente al rifiuto del referendum che è rifiuto della democrazia. Dissento dal tentativo solito e abusato di tradurre le istanze dal basso inquadrandole in schemi di tensione e in linguaggi di violenza. Mi ribello pacificamente al tentativo di rinserrare le fila contro, e a quello di etichettarlo questo bel referendum: al tentativo insomma di soffocarlo, quel bel respiro, quel bel vento, che io invece sento e conosco, e che è il respiro di una città ancora viva, che lotta, perché esista ancora un "meglio", invece di un "meno peggio", o di un "peggio del peggio". Voterò A perché ho conosciuto stupende persone che per la scuola pubblica stanno lottando e vogliono lottare. Che si sono conquistate questo momento di democrazia con serena determinazione, nonostante ci sia chi non intende prendere in considerazione l’opinione degli stessi cittadini (che, altresì, intende poi persuadere a votare come dice lui). Io mi ribello pacificamente al non voler discutere, al non voler far partecipare, e infine all’indifferenza. Dico forte il mio A, il mio per la scuola pubblicA!, perché sono viva e pensante, e prendo parte alle scelte che a noi cittadini spetta fare insieme.
Tutto il resto, tutto il tanto, ce lo siamo detti e ce lo stiamo dicendo.
Ma quello che stasera ci tenevo proprio a dire, è: votate con coscienza, la vostra. Con lucidità, la vostra. Sapendo che ad aprire gli occhi potete essere soltanto voi, e non qualcuno per voi. E che le parole di Calamandrei sono davanti ai vostri occhi, e ai miei.
Francesca
Agisco di conseguenza, e voto A.
Mi ribello pacificamente al rifiuto del referendum che è rifiuto della democrazia. Dissento dal tentativo solito e abusato di tradurre le istanze dal basso inquadrandole in schemi di tensione e in linguaggi di violenza. Mi ribello pacificamente al tentativo di rinserrare le fila contro, e a quello di etichettarlo questo bel referendum: al tentativo insomma di soffocarlo, quel bel respiro, quel bel vento, che io invece sento e conosco, e che è il respiro di una città ancora viva, che lotta, perché esista ancora un "meglio", invece di un "meno peggio", o di un "peggio del peggio". Voterò A perché ho conosciuto stupende persone che per la scuola pubblica stanno lottando e vogliono lottare. Che si sono conquistate questo momento di democrazia con serena determinazione, nonostante ci sia chi non intende prendere in considerazione l’opinione degli stessi cittadini (che, altresì, intende poi persuadere a votare come dice lui). Io mi ribello pacificamente al non voler discutere, al non voler far partecipare, e infine all’indifferenza. Dico forte il mio A, il mio per la scuola pubblicA!, perché sono viva e pensante, e prendo parte alle scelte che a noi cittadini spetta fare insieme.
Tutto il resto, tutto il tanto, ce lo siamo detti e ce lo stiamo dicendo.
Ma quello che stasera ci tenevo proprio a dire, è: votate con coscienza, la vostra. Con lucidità, la vostra. Sapendo che ad aprire gli occhi potete essere soltanto voi, e non qualcuno per voi. E che le parole di Calamandrei sono davanti ai vostri occhi, e ai miei.
Francesca
domenica 5 maggio 2013
Il partito è uscito da noi
Non intendo rinnovare la mia adesione e iscrizione al
Partito democratico. L’ho detto a voce qualche giorno fa agli amici del Pd del
mio territorio, l’ho scritto con un po’ di rammarico al segretario migliore che
io abbia incontrato, Riccardo del circolo precari Pd, l’ho maturato nel tempo.
Lo scrivo qui per dire con trasparenza come la penso a tutti gli amici che
desiderano conoscere il mio pensiero: questa è una lettera intima per spiegare
(come posso in qualche riga) la scelta personale, libera, che mi sono assunta.
Per dirgli che so perfettamente che le idee che stanno a cuore a me, sono di
tanti, e che spero ancora a lungo lo saranno. Questo infatti non è né un
messaggio, né un atto, di rassegnazione e di disperazione. Questo è un atto di
coscienza e di consapevolezza, è un sussulto di dignità, la pretesa di un
cambiamento. Oggi il cambiamento, che è il pane, non può essere elemosinato,
dev’essere rivendicato come un diritto. Come lo è la dignità dei lavoratori, precari
e non, il diritto all’istruzione pubblica, i beni comuni, un rapporto virtuoso
tra rappresentanti e rappresentati, una Europa sociale contro l’Europa
dell’Austerity e della lotta di classe alla rovescia. La sinistra, quella viva,
non è un bagaglio di simboli vuoti da usare all’occorrenza, ma la mobilitazione
per l’estensione dei diritti, per l’uguaglianza. Ho sempre pensato – e sentito
– che questi stessi valori ci rendessero parte di una collettività, assieme
alla quale condividere un percorso. La politica è di tutti, di tutti è la
partecipazione. Con questi valori, la partecipazione prima di tutto, ho deciso
quando ero studentessa di impegnarmi, e per questi valori, ho iniziato a farlo
nei Ds che allora stavano diventando Pd.
Quando ho verificato che altro veniva
fatto, e che tanto veniva non fatto, ho sempre, e nonostante ciò, avuto anche
la sensazione forte di vicinanza con molte e molti: ho sempre creduto che fosse
chi tradiva quegli ideali a tradirli, appunto. Quando ho scoperto che
l’amministrazione finanziava le scuole private, e ho sollecitato una
discussione sul territorio, e ho deciso di impegnarmi per la scuola pubblica,
ho ricevuto dal segretario provinciale queste parole: “Raccoglierai quello che
semini”, sotto un titolo d’agenzia: “Donini scomunica De Benedetti”. Io gli ho
risposto serenamente, come chi fa scelte in coerenza con le proprie idee. Sono
stata felice, e sono felice, di rappresentare per tanti una boccata di
freschezza. Sono contenta di aver condiviso con i compagni del circolo precari
Pd una presa di posizione tempestiva contro il governo Monti e l’attacco ai
diritti. La stessa serenità mi impone di non rinnovare quella tessera: c’era
una volta un partito che diceva parole poco chiare, ora invece è tutto persino
lampante, a meno di rifiutarsi di vederlo. La partecipazione arriva ad essere
vissuta come un pericolo. Le domande su scelte locali e nazionali si sono
affollate nella mia mente in questi mesi.
E la risposta mi arrivava dai fatti:
perché è stata ostacolata una discussione dal basso sul tema oggetto di
referendum, ed è stato ostacolato il referendum stesso, dichiarando inoltre che
il parere che esprimeranno i cittadini non verrà tenuto in considerazione?
Perché ostacolare e sminuire l’esercizio democratico? Perché di fronte al
risveglio civile che c’era stato con il referendum sull’acqua e alle
amministrative, non si è andati al voto? Perché è stato sostenuto il governo
Monti e con esso la cosiddetta austerity contro la quale i maggiori economisti
mondiali si spendevano? Perché nel silenzio generale il centrosinistra ha
sostenuto il pareggio di bilancio? Perché si è appoggiata la macelleria
sociale, oltre che l’attacco alla scuola pubblica, il tutto per di più senza
che sia conseguita alcuna diminuzione, ma anzi l’aumento, del debito pubblico?
Perché il parere e le istanze dei precari (tra cui il circolo precari, che
dall’inizio ha chiesto di togliere il sostegno al governo Monti) sono stati
completamente ignorati, aumentando il distacco tra la società e chi dovrebbe
rappresentarla? Perché persino la contesa alle primarie del centrosinistra
dimenticava le parole e le questioni essenziali, e la carta d’intenti lasciava
presagire un Monti bis? Perché dopo anni di invocazioni al voto utile si è
persino costruito un governo con Berlusconi? Perché non è stata sostenuta la
candidatura alla presidenza della Repubblica di Rodotà? Perché sono anni che
dal basso altri come me esprimono una istanza di cambiamento, avvertendo che
altrimenti sarebbe stata la morte, ma intanto le scelte (o le non-scelte) dei
dirigenti facevano crescere una distanza con la società, che aumenta
colpevolmente? E perché oggi, nel mentre si sancisce l'alleanza con Berlusconi, con
tutte le pericolose derive anticostituzionali che questo implica, sempre dall’alto c’è chi dice “si ma ora
moriamo e poi rinasciamo”?
Quale credibilità hanno queste parole se vengono da
chi, anche giovane anagraficamente, ha contribuito a scelte fallimentari e
all’allontanamento ostinato dalle idee e istanze della base? Il partito è
uscito da noi. Da ideali e idee comuni, voglia di confrontarsi, da una storia e
una visione della società. E’ uscito da quelli che magari da tempo quella
tessera non la rinnovano più, quelli che la rinnovano per speranza ma che sono
indignati, quelli che votano altri partiti o movimenti, quelli che credono
nella partecipazione e nonostante tutto si ritrovano afoni, senza
rappresentanza. E quelli che ancora stanno, che ancora sperano, quelli che il
tradimento non vogliono ammetterlo neppure a se stessi perché tradisce una
parte importante della loro storia e identità. La distanza tra i dirigenti e il
loro popolo appare ormai insanabile, a tutti i livelli. Eppure tutto questo era
prevedibile, e anzi era stato previsto: chi come me lottava per un partito
“democratico” davvero, da tempo esortava ad ascoltare ciò che accadeva fuori,
nella società viva. A discuterne, ad agire, a confrontarsi, invece di
incancrenirsi in una pratica politica chiusa e autoreferenziale, sempre più
scivolosa verso destra. Ormai sotto quella bandiera di partito ci sono scelte
per nulla condivisibili ed estreme a tal punto, nella loro incondivisibilità, a
tal punto evidenti nella loro natura, che rimanere sotto quella bandiera
implicherebbe una condiscendenza e una corresponsabilità con cui bisogna
scegliere se convivere, e io scelgo di no. "Il potere (la subordinazione
dei molti a uno solo) non è uno stato di cose oggettivo che persiste anche se
lo ignoriamo; è invece qualcosa che persiste solo con la partecipazione dei
suoi soggetti, solo se viene attivamente assistito da loro" , scrive
Slavoj Zizek.
Perciò credo con convinzione che senza un risveglio, senza un
atto di coscienza, senza un sussulto di riscatto morale e ideale, senza una
radicale presa di coscienza, nessun cambiamento potrà ormai esservi. Senza un
sussulto di dignità da parte di quei tanti, quella collettività resa muta dalla
mancanza di rappresentanza, senza quel sussulto, il cambiamento sarebbe
soltanto un’apparenza. Una vergine in pasto al drago. La stessa logica per cui
abbiamo un governo con donne e giovani, sì, ma un’idra, un mostro dalle tante
teste che tagliate ricrescono, un esempio di ostinazione del potere alla
propria autoreferenziale sopravvivenza. Dove sta il coraggio, c’è il coraggio?
Dove sta il cambiamento, c’è il cambiamento? Il coraggio e l’impegno al cambiamento
si incarnano nelle scelte. La scelta di sostenere la scuola pubblica, la scelta
di sostenere i beni comuni, la scelta di stare dalla parte di precari e
lavoratori, la scelta di una politica democratica viva vitale e davvero
bendisposta al cambiamento. Finché latitano i fatti, e finché latitano le
parole o se ne stravolge il significato, l’oggi è indigeribile a meno di
perdere il valore essenziale del partecipare, a meno di fare un patto col
diavolo. Rimango me stessa, libera come sempre ho scelto di essere, leale ai
tanti che contano, i cittadini, e non fedele ai pochi che contano. Fermamente
convinta che la partecipazione alla cosa pubblica ci riguardi tutti, ancor di
più in questa fase storica. Ma che nessun cambiamento può esserci, senza il
coraggio delle proprie idee e senza che il tappo di sughero tra la politica e
la Politica salti. Il governo Pd Pdl è il segno evidente (il pasto completo che
fa seguito all’antipasto in salsa montiana) che la “sinistra” ha da tempo
abbandonato se stessa, nonostante la direzione ostinata e contraria di gran
parte del suo popolo. Possiamo anche ritenerci assolti, ma saremo sempre
coinvolti. Proprio per questo io quella tessera non la rinnoverò. Per tutto il
pessimismo della mia ragione e per tutto l’ottimismo della mia volontà, dico:
non nel mio nome.
Francesca
mercoledì 27 febbraio 2013
Donna Rachele, nostalgia del ventennio e incapacità di futuro
LA PREMESSA
Succede a Santo Stefano. "Oggetto: Il consigliere di quartiere Michele Laganà in occasione del consiglio di quartiere del 27 febbraio 2013. Proposta di intitolare la sala del Consiglio di Quartiere a Rachele Mussolini. Visto che la nostra sala del Consiglio di Quartiere non ha intitolazione propongo di intitolare la sala a Rachele Mussolini. Motivazione: Donna Rachele riconosciuto da tutti è stata una grandissima figura di donna italiana, è sempre rimasta fuori dalla politica ,ha sempre cresciuto e difeso i figli con una grande umiltà e onestà in momenti difficilissimi dedicando tutta la sua vita a loro".
MARTEDì SERA
Ieri alle 20 il Consiglio di Quartiere si riunisce e discute anche l'ordine del giorno proposto dal consigliere di quartiere del Popolo della Libertà, Michele Laganà.
In sala ad ascoltare, un folto gruppo di antifascisti, giovani e donne, anche figlie di partigiane.
Personalmente sento di ringraziare queste cittadine e questi cittadini per la loro presenza civile che è segno di attenzione e capacità di arginare civilmente sul territorio i rigurgiti neofascisti.
La proposta di Laganà viene bocciata ad ampia maggioranza. Favorevole lui, astenuto un suo collega del Pdl, contrari gli altri Pdl-Lega, qualche assente, contrari Centrosinistra M5stelle e udc.
Penso che la proposta, fatta in sede istituzionale, sia grave, e che rigurgiti fascisti come questi vadano duramente ed esplicitamente condannati. Non basta io credo votare contro, bisogna anche dare un segnale chiaro che non c'è spazio nelle istituzioni e nella città per il fascismo in qualsiasi sua forma e iniziativa. Questa è una precisa responsabilità delle istituzioni oltre che dei cittadini.
Ecco il mio intervento fatto ieri in Consiglio.
Succede a Santo Stefano. "Oggetto: Il consigliere di quartiere Michele Laganà in occasione del consiglio di quartiere del 27 febbraio 2013. Proposta di intitolare la sala del Consiglio di Quartiere a Rachele Mussolini. Visto che la nostra sala del Consiglio di Quartiere non ha intitolazione propongo di intitolare la sala a Rachele Mussolini. Motivazione: Donna Rachele riconosciuto da tutti è stata una grandissima figura di donna italiana, è sempre rimasta fuori dalla politica ,ha sempre cresciuto e difeso i figli con una grande umiltà e onestà in momenti difficilissimi dedicando tutta la sua vita a loro".
MARTEDì SERA
Ieri alle 20 il Consiglio di Quartiere si riunisce e discute anche l'ordine del giorno proposto dal consigliere di quartiere del Popolo della Libertà, Michele Laganà.
In sala ad ascoltare, un folto gruppo di antifascisti, giovani e donne, anche figlie di partigiane.
Personalmente sento di ringraziare queste cittadine e questi cittadini per la loro presenza civile che è segno di attenzione e capacità di arginare civilmente sul territorio i rigurgiti neofascisti.
La proposta di Laganà viene bocciata ad ampia maggioranza. Favorevole lui, astenuto un suo collega del Pdl, contrari gli altri Pdl-Lega, qualche assente, contrari Centrosinistra M5stelle e udc.
Penso che la proposta, fatta in sede istituzionale, sia grave, e che rigurgiti fascisti come questi vadano duramente ed esplicitamente condannati. Non basta io credo votare contro, bisogna anche dare un segnale chiaro che non c'è spazio nelle istituzioni e nella città per il fascismo in qualsiasi sua forma e iniziativa. Questa è una precisa responsabilità delle istituzioni oltre che dei cittadini.
Ecco il mio intervento fatto ieri in Consiglio.
Nel leggere la proposta di
Laganà si potrebbe pensare con ottimi argomenti a una nostalgia del ventennio.
Ci si potrebbe domandare se non sia allarmante che una proposta simile, l’intitolazione
della sala del consiglio di una istituzione alla moglie fascista del fascista per eccellenza, venga da un rappresentante delle istituzioni.
La risposta è sì, io credo che
sia allarmante e da frenare con immediatezza e convinzione.
Si, io credo che ci sia
nostalgia del ventennio in quella proposta, non c’è dubbio.
Mi auguro che il rifiuto di
una proposta simile venga compatto e netto in una città come Bologna, madre
della resistenza, dell’antifascismo, della giustizia e della libertà.
Ma alla durezza con cui
avverso questo colpo di spugna alla memoria, devo aggiungere anche un’altra
breve considerazione.
La sensazione amara che mi pervade nel leggere quella proposta, è una sensazione di una mancanza di futuro, incapacità di futuro, di questo guardarsi alle spalle rimanendo incapaci di vedere oltre.
Mi chiedo e vi chiedo se sia
accettabile che nel 2013 si debba utilizzare l’essere donna e l’essere mamma
per recuperare una sorta di orgoglio fascista.
Essere donna ed essere mamma generosa
è per fortuna un merito di tante, caro Michele.
Ma oggi nel 2013, con una
disoccupazione alle stelle, la diffusione ampia del precariato, quale politica
indugia nei ricordi del ventennio invece di aborrirli e di guardare
coraggiosamente al nuovo a partire dai diritti collettivi?
Qualcuno interpreta la proposta di Laganà come provocazione, se così fosse avrei ritenuto provocazione più intelligente intitolare questa sala a San Precario.
Quale politica è, oltre che così buia, così autoreferenziale?
Se dovessi guardare al passato
che sia anche il mio futuro, io guarderei al lavoro dei padre costituenti,
prova di civiltà troppo spesso svilita tuttora.
Se dovessi guardare al nostro
passato che sia anche il nostro futuro, penserei che le istituzioni più vicine
al cittadino, loro innanzitutto, devono difendere e promuovere la democrazia,
una politica aperta e senza ombre, una politica che invece di recuperare la
parte più buia della nostra storia contribuisca a costruire un futuro più
luminoso per tutti.
Per questi motivi, per la
memoria e ancor più per un presente e un futuro più giusti, non posso che
votare contro la tua proposta,
sicura e fiduciosa che un giorno potremo gloriarci delle
tantissime donne che non solo non si sono tenute lontane dalla politica,
ma l’hanno
vissuta con coraggio, partecipando, anche e proprio per i loro figli.
venerdì 25 gennaio 2013
Una città viva, libera e futura respinge l'indifferenza
Devo condividere con voi l'amarezza per lo sgombero di Bartleby,
centro sociale e culturale nato dall'esperienza dell'Onda e che sul territorio, a Santo Stefano, in via Petronio Vecchio, ha promosso e coltivato percorsi culturali e democratici di grande pregio.
Lo spazio, di cui l'Università ha deciso di non rinnovare l'utilizzo ai ragazzi, è stato sgomberato, le mura murate. Dentro quelle mura ci sono i fondi del poeta Roberto Roversi, fondi che i ragazzi di Bartleby avevano preso in cura.
Il Comune dal canto suo avrebbe proposto l'uso di un capannone in zona Roveri.
Non c'è bisogno di frequentare Bartleby per essere arrivati a conoscenza del grande lavoro culturale che i ragazzi hanno sviluppato.
Basta frequentare il territorio.
Ricordo per esempio la grande manifestazione antifascista contro la presenza di Casa Pound in via Guerrazzi, che Bartleby contribuì in gran parte a organizzare.
Ho ben presente la qualità delle iniziative e la libertà intellettuale che fanno vivere Bartleby.
Come cittadina e consigliera del territorio dove i semi di Bartleby hanno germogliato, considero quella esperienza preziosissima.
Nulla di nuovo per me: l'ho sempre riconosciuto anche pubblicamente, sin dal 2011 (vedi qui il mio pensiero).
Penso che sarebbe, oltre che giusto, lungimirante non chiudere ma aprire a queste realtà, che volendola vedere in termini di produttività (e la cosa non mi piace) producono beni sociali e culturali di pregio per la collettività.
Sono quindi una risorsa da coltivare.
Volendola vedere in termini di democrazia e cultura (come io preferisco) sono uno spazio vitale, e quindi una società viva che guarda al futuro dovrebbe promuovere e coltivare questi spazi.
Lo stesso vale per Atlantide, che recentemente ha perso la propria casa al Cassero di Santo Stefano.
Un territorio dove c'è spazio per Casa Pound, ma non per Atlantide né tantomeno per Bartleby, è una terra molto arida.
Invece realtà culturali come Bartleby dovrebbero trovare non solo terra, ma semi comuni,
e poter crescere rigogliosamente, con la stessa libertà intellettuale con la quale sono nati.
Vi informo che domani alle ore 14 in piazza Verdi Bartleby e i suoi amici della città sfileranno in corteo.
Penso che la chiusura e l'indifferenza istituzionale, politica e soprattutto civile sarebbero nei confronti di Bartleby una ingiustizia,
ma che ancora di più lo sarebbero per la nostra città, se la vogliamo viva, libera e futura.
Non assecondiamo l'indifferenza né la chiusura, scegliamo la partecipazione.
Francesca
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che già è qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne.
centro sociale e culturale nato dall'esperienza dell'Onda e che sul territorio, a Santo Stefano, in via Petronio Vecchio, ha promosso e coltivato percorsi culturali e democratici di grande pregio.
Lo spazio, di cui l'Università ha deciso di non rinnovare l'utilizzo ai ragazzi, è stato sgomberato, le mura murate. Dentro quelle mura ci sono i fondi del poeta Roberto Roversi, fondi che i ragazzi di Bartleby avevano preso in cura.
Il Comune dal canto suo avrebbe proposto l'uso di un capannone in zona Roveri.
Non c'è bisogno di frequentare Bartleby per essere arrivati a conoscenza del grande lavoro culturale che i ragazzi hanno sviluppato.
Basta frequentare il territorio.
Ricordo per esempio la grande manifestazione antifascista contro la presenza di Casa Pound in via Guerrazzi, che Bartleby contribuì in gran parte a organizzare.
Ho ben presente la qualità delle iniziative e la libertà intellettuale che fanno vivere Bartleby.
Come cittadina e consigliera del territorio dove i semi di Bartleby hanno germogliato, considero quella esperienza preziosissima.
Nulla di nuovo per me: l'ho sempre riconosciuto anche pubblicamente, sin dal 2011 (vedi qui il mio pensiero).
Penso che sarebbe, oltre che giusto, lungimirante non chiudere ma aprire a queste realtà, che volendola vedere in termini di produttività (e la cosa non mi piace) producono beni sociali e culturali di pregio per la collettività.
Sono quindi una risorsa da coltivare.
Volendola vedere in termini di democrazia e cultura (come io preferisco) sono uno spazio vitale, e quindi una società viva che guarda al futuro dovrebbe promuovere e coltivare questi spazi.
Lo stesso vale per Atlantide, che recentemente ha perso la propria casa al Cassero di Santo Stefano.
Un territorio dove c'è spazio per Casa Pound, ma non per Atlantide né tantomeno per Bartleby, è una terra molto arida.
Invece realtà culturali come Bartleby dovrebbero trovare non solo terra, ma semi comuni,
e poter crescere rigogliosamente, con la stessa libertà intellettuale con la quale sono nati.
Vi informo che domani alle ore 14 in piazza Verdi Bartleby e i suoi amici della città sfileranno in corteo.
Penso che la chiusura e l'indifferenza istituzionale, politica e soprattutto civile sarebbero nei confronti di Bartleby una ingiustizia,
ma che ancora di più lo sarebbero per la nostra città, se la vogliamo viva, libera e futura.
Non assecondiamo l'indifferenza né la chiusura, scegliamo la partecipazione.
Francesca
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che già è qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il
secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui:
cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è
inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
(Italo Calvino, Le città
invisibili)
giovedì 6 dicembre 2012
13.500 EVVIVA!!!
Carissimi amici,
poche parole per una grande gioia.
Ieri sono state consegnate 13.500 firme, il 150% delle firme necessarie per l'indizione del referendum consultivo cittadino per la scuola pubblica.
Il grande momento di partecipazione elettorale diventa sempre più concreto, e perché possa essere veramente coinvolgente chiediamo l'accorpamento con le elezioni politiche: oltre a produrre risparmio per i cittadini e la collettività, soprattutto l'accorpamento garantirebbe una consultazione nei modi più ampi e coinvolgenti.
Simbolicamente ci siamo abbracciati ieri mattina davanti al Comune, ci siamo "accorpati" per la partecipazione. E poi tanta gioia, i fumetti disegnati per noi in Piazza Maggiore da Zap e Ida, il jazz dal vivo del bravissimo Guglielmo Pagnozzi... E ancora, la consegna dello scatolone con le 13.500 firme.
Una festa per tutti, con il cuore aperto alla città e con gli abbracci "a chilometro zero": la partecipazione genuina direttamente dai cittadini alla politica.
Per chi non ha potuto esserci, ci sono tanti modi per partecipare e per gioire assieme della grande tappa raggiunta. Ad esempio sul sito del Comitato referendario trovate il comunicato stampa, la scheda tecnica sulle tappe imminenti, le foto di ieri, il video di radio fujiko con il flash mob e la consegna delle firme. La rassegna stampa viene gradualmente aggiornata sia sul sito (Dicono di noi) che sulla pagina facebook. Potrete insomma facilmente ripercorrere sulle nostre piattaforme online la bellissima giornata di ieri.
LE PARTECIPA-FOTO Durante il flash mob ci siamo fatti tante foto con 5 cartelli "referendari". E' possibile ancora partecipare, anzi chi non ha già la foto è invitato a inviarcela. Tutto spiegato (e fotografato!) al link. Far girare le foto e i cartelli sul web, ancora una volta, può essere un modo utile per far circolare la nostra causa.
Complimenti a chi si è messo in gioco, si è coinvolto e ha coinvolto, auguri per il resto della strada che ci aspetta da percorrere insieme.
A prestissimo dal vivo, e (proprio il caso di dirlo!) un abbraccio.
poche parole per una grande gioia.
Ieri sono state consegnate 13.500 firme, il 150% delle firme necessarie per l'indizione del referendum consultivo cittadino per la scuola pubblica.
Il grande momento di partecipazione elettorale diventa sempre più concreto, e perché possa essere veramente coinvolgente chiediamo l'accorpamento con le elezioni politiche: oltre a produrre risparmio per i cittadini e la collettività, soprattutto l'accorpamento garantirebbe una consultazione nei modi più ampi e coinvolgenti.
Simbolicamente ci siamo abbracciati ieri mattina davanti al Comune, ci siamo "accorpati" per la partecipazione. E poi tanta gioia, i fumetti disegnati per noi in Piazza Maggiore da Zap e Ida, il jazz dal vivo del bravissimo Guglielmo Pagnozzi... E ancora, la consegna dello scatolone con le 13.500 firme.
Una festa per tutti, con il cuore aperto alla città e con gli abbracci "a chilometro zero": la partecipazione genuina direttamente dai cittadini alla politica.
Per chi non ha potuto esserci, ci sono tanti modi per partecipare e per gioire assieme della grande tappa raggiunta. Ad esempio sul sito del Comitato referendario trovate il comunicato stampa, la scheda tecnica sulle tappe imminenti, le foto di ieri, il video di radio fujiko con il flash mob e la consegna delle firme. La rassegna stampa viene gradualmente aggiornata sia sul sito (Dicono di noi) che sulla pagina facebook. Potrete insomma facilmente ripercorrere sulle nostre piattaforme online la bellissima giornata di ieri.
LE PARTECIPA-FOTO Durante il flash mob ci siamo fatti tante foto con 5 cartelli "referendari". E' possibile ancora partecipare, anzi chi non ha già la foto è invitato a inviarcela. Tutto spiegato (e fotografato!) al link. Far girare le foto e i cartelli sul web, ancora una volta, può essere un modo utile per far circolare la nostra causa.
Complimenti a chi si è messo in gioco, si è coinvolto e ha coinvolto, auguri per il resto della strada che ci aspetta da percorrere insieme.
A prestissimo dal vivo, e (proprio il caso di dirlo!) un abbraccio.
lunedì 3 dicembre 2012
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