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lunedì 30 luglio 2012

Facciamolo insieme

Coinvolgiti e coinvolgi.
Assieme per la democrazia e la scuola pubblica!

Se hai un talento nascosto, è il momento di esprimerlo. Abbiamo un futuro migliore da creare.
Se sai disegnare al computer, è il momento di mettere mano alla tastiera e ai colori.
Se ti piace fotografare o fare riprese, ci sarà un po' di storia di Bologna da mettere su pellicola nei prossimi mesi.
Se la comunicazione è il tuo mestiere, abbiamo tante buone ragioni da diffondere assieme.
Qualsiasi sia il contributo che puoi dare, è importante che ci sia anche tu.
DIVENTA VOLONTARIO, COMPILA IL FORM http://referendum.articolo33.org/volontari/

N.B. Tutte le novità sulla raccolta delle firme, data di inizio e calendario dei punti di raccolta inclusi, saranno presto disponibili con aggiornamenti in tempo reale sul sito del Comitato referendario.

lunedì 9 luglio 2012

Precari, basic income, Europa sociale: questione di priorità

Da che parte sta il Circolo Precari, e quali sono le sue istanze, non è una novità: la nostra elaborazione politica procede da mesi ed è messa nero su bianco anche in una serie di documenti (ne ho raggruppati alcuni nel precedente post Inverno caldo, link).

Abbiamo portato la nostra elaborazione politica collettiva anche sabato 7 luglio alla Conferenza regionale Pd sul lavoro. In questa occasione sono intervenuta io esponendo alcune delle nostre istanze. 

Ecco il testo del mio intervento.


 
Da fenomeno marginale nella sfera pubblica e nella politica, il precariato esplode oggi in tutta la sua evidenza. Coinvolge soprattutto il terziario avanzato, il mondo dei servizi, ma di fatto è dilagante e scarsa parte della forza lavoro può dirsene fuori. Vale altrettanto per le età di riferimento.

Anzitutto crediamo quindi nella necessità di una operazione verità da parte della politica.
Il circolo precari è una metafora di questo passaggio. Nasce come circolo,  parte dagli operatori della cultura,  e si allarga oggi a giovani amministratori, guarda all’ampia realtà dei movimenti e stringe alleanze coi lavoratori.
Il passaggio successivo e necessario sarà quello in cui l’intero partito individuerà nelle istanze politiche di questa classe sociale – perché noi ci sentiamo una classe sociale – uno dei suoi obiettivi primi. Mettendo la dignità del lavoro tutto ai primi posti – senza dualismi tra garantiti e non garantiti, la dignità del lavoro tutto - e non lasciando le istanze dei precari ad altri, perché un partito socialdemocratico ai precari deve guardare, deve agire.

A proposito di partito socialdemocratico. La prima cosa che noi precari chiediamo è che questo partito si collochi senza esitazioni nelle prospettive di una Europa sociale. Rifiutiamo senza esitazioni un modello liberista in cui il lavoro si spoglia del suo abito pieno di diritto. Crediamo che il fallimento di questo modello e l’avanzare cavalcante del debito siano segnali da non ignorare. Chiediamo (e crediamo che sia nello spirito di un partito come questo) che all’Europa venga restituita la sua piena dimensione sociale. Europa sociale significa per noi precari, per noi gran parte del Paese, l’uscita urgente da un modello assicurativo. Significa ad esempio basic income, quella cosa che fuori da qui unisce tanti di noi, un intervento assolutamente alternativo al sussidio di disoccupazione – e cioè: un reddito garantito dallo Stato attraverso la fiscalità generale, da erogare nei periodi di non-lavoro, analogo a quello vigente nei paesi del Nord Europa. Una proposta che abbracci anche i lavoratori autonomi e coloro che svolgono prestazioni occasionali - perché precari sono anche loro, e sono molti. Una proposta, inoltre, che contribuisca a far emergere l’enorme sfera di lavoro sommerso. Una proposta che tenga conto del reddito medio pro capite e che non sia vincolata alla contribuzione previdenziale versata fino a quel momento.
Il partito, crediamo, deve far sua senza troppe esitazioni questa battaglia.

Europa sociale, approccio sociologico al precariato, significa anche tenere la barra ferma sui servizi, senza i quali il lavoro specialmente femminile rischia di subire una grande erosione. L’indennità di maternità, ad esempio, chiediamo che venga universalizzata.

Universalizzare. Ecco una parola che finalmente unisca la politica ai precari, finora tenuti da parte e quasi invisibili nel discorso politico. I precari non sono solo i lavoratori dipendenti, sono molto e molti di più. Qualcosa di cui bisognerebbe tener conto quando si sostiene che il costo del lavoro precario dev’essere superiore al costo del lavoro stabile – e si rischia quindi che un passaggio come questo vada poi a discapito della busta paga del già martoriato lavoratore. Per non parlare del fatto che questo approccio lascia fuori la galassia occupazionale del terziario e della microimpresa.

Europa sociale significa anche tanto altro. Significa per esempio che l’importante punto della formazione non deve tradursi in un ulteriore esborso da parte dei già vessati precari alle categorie professionali di riferimento o ad altri, ma che deve costituire un processo biunivoco in cui l’acquisizione di nuove competenze corrisponda nel modo migliore possibile al riconoscimento dei percorsi professionali dei precari stessi. Significa quindi ad esempio riconoscimento del cosiddetto informal learning che nella galassia precaria coinvolge più d’uno. Una ricerca svolta dal nostro Circolo nel 2011 rivela che l’informal learning riguarda almeno il 60% dei giovani, e visto che le risorse sulla formazione sono prevalentemente devolute alle Regioni, la nostra Emilia-Romagna potrebbe attivamente impegnarsi per il riconoscimento di questi percorsi.

E a proposito di territori. Da tempo il circolo precari è impegnato attivamente per individuare e proporre forme di welfare mutualistico rivolte ai precari. E su questo punto dobbiamo dire che la Regione può e deve sperimentare nuove forme di welfare. Dal 2001 al 2004 sono state effettivamente già realizzate in Emilia-Romagna misure volte a finanziare associazioni di precari con la finalità mutualistica di fornire servizi di consulenza ad altri precari. Oggi, i precari sono aumentati, ma quelle misure non ci sono più. Perciò su questo fronte siamo impegnati, stiamo elaborando un progetto a riguardo e crediamo che un sostegno condiviso su questo fronte sarebbe il presupposto per un ruolo d’avanguardia della nostra Regione sul fronte del precariato.

Per concludere, un invito. La massa di precari, una vera e propria classe sociale, grande, ampia, composta principalmente da lavoratori altamente formati e consapevoli, si sta organizzando e deve organizzarsi. In questo processo, che è e deve rimanere aperto alla società e ai movimenti, il circolo precari sta dando con dedizione il suo apporto. E’ necessario però che tutto il partito riconosca tra le sue priorità l’esistenza di questa realtà, che individui interlocutori che provengono da quella realtà precaria, e che infine insieme a loro e con coraggio politico si attivi per cambiare le cose. In modo attento  e vicino alle persone ma con un obiettivo alto, quello di una sinistra e di un’Europa sociale.


[NOTA: Su precari e classi sociali consiglio caldamente l'elaborazione teorica sviluppata da Riccardi Paccosi nel suo Glossario di guerra, link ]